Fisica moderna
Gli straordinari sviluppi della fisica moderna a Padova, dalla fine dell’Ottocento a oggi, sono ben rappresentati dalla collezione del Museo Poleni. Angelo Drigo, per esempio, ricercatore dell’Università di Padova, sviluppò durante la seconda guerra mondiale un’apparecchiatura per lo studio della radioattività nella zona termale dei Colli Euganei, raccogliendo campioni di fango, ancora oggi conservati nel Museo.
Negli anni Trenta, Padova accolse poi uno dei giganti della fisica moderna, Bruno Rossi, che nel 1932 introdusse la ricerca sui raggi cosmici. Tra i suoi strumenti vi è una camera a nebbia, progettata per visualizzare le tracce delle particelle. Purtroppo, Rossi fu costretto a lasciare Padova nel 1938 a causa delle leggi razziali, ma la sua strumentazione risultò preziosa nel dopoguerra.
Dopo la guerra, la fisica italiana era di fatto in una situazione disastrosa, ma lo studio dei raggi cosmici offrì una via d’uscita a basso costo, in un momento in cui gli acceleratori non erano accessibili economicamente. Questo fu un periodo cruciale per la rinascita della fisica in Italia. A Padova, sotto la guida di Antonio Rostagni, l’Istituto di Fisica ritornò in meno di dieci anni a un ruolo di primo piano a livello internazionale.
Tra gli strumenti di questo periodo si distinguono le camere a bolle del gruppo guidato da Pietro Bassi. Una di queste camere fu la prima a essere utilizzata al CERN di Ginevra alla fine degli anni Cinquanta. Questi strumenti riflettono non solo le difficoltà e i successi della fisica padovana e italiana nel secondo dopoguerra, ma anche l’inizio delle grandi collaborazioni internazionali.
MUSEO GIOVANNI POLENI
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